#39 — «Ce la metto tutta!»
I primi messaggi, un vagone letto rinascimentale, un giardino per un poeta, un archivio delle resistenti.
Poco prima che finisse lo scorso anno, Rocco (che avete già visto passare da queste parti) mi ha chiesto di registrare la mia voce mentre leggevo le ultime righe di un libro che avevo appena chiuso. Il mio contributo si è sommato a quello di altre 22 persone e ha dato vita a “Cara è la fine”, la terza edizione di micros, un festival piccolissimo, aperiodico e multidisciplinare. Se avete voglia di ascoltarmi alle prese con le ultime righe di “La resistenza delle donne” di Benedetta Tobagi, potete farlo qui:
Il New York Times ha chiesto ai lettori della sua rubrica “Modern Love” di condividere i primi messaggi che li hanno fatti innamorare l’uno dell’altra/o. 16 di questi sono stati raccolti in un pezzo.
Negli ultimi anni, JR è stato impegnato, oltre ad altri progetti, anche nella realizzazione di un vagone letto per il Venice Simplon-Orient-Express. Ad ispirarlo sono stati gli osservatori astronomici e gabinetti di curiosità dell’Europa rinascimentale. Si può scoprire qualcosa del suo interno qui.
Olivia Laing e il poeta nonché marito Ian Patterson vivono dal 2020 in una casa del XVIII secolo nel Suffolk, appartenuta per 50 anni al progettista di giardini Mark Rumary. Appena arrivati, entrambi avevano un obiettivo personale: Olivia voleva rimettere in sesto il giardino, Ian trovare il giusto spazio per la sua biblioteca personale di circa 12mila libri, una collezione una volta molto più ampia ma duramente colpita nel momento in cui ha abbandonato il ruolo accademico a Cambridge.
In un bellissimo articolo per il Financial Times, in attesa dell’uscita del suo prossimo libro che parlerà proprio di giardini, Olivia Laing racconta:
«I wanted to make a garden suitable for a poet who’d spent his life with books – teaching, collecting, translating and writing them. Ian is decades older than me, and there was no way I’d be living in such a beautiful, enriching place without his generosity and love. During the years of the pandemic I was terrified I’d lose him. Now I wanted to create something for him – a garden like the margin of a decorated manuscript, inside which he could think and write.»
A proposito di fiori, da decenni l’artista americano Alex Katz li dipinge piuttosto bene nelle sue opere. È cominciato tutto negli anni ‘50, quando non particolarmente soddisfatto dei suoi ritratti, trovò ispirazione nella flora selvatica che cresceva intorno alla sua residenza estiva nel Maine.
Nell’ultima puntata di “Tintoria”, ho scoperto che ad Elio Germano piace rispondere alla domanda «come stai?» con «ce la metto tutta!».
Era lì per promuovere l’uscita di “Confidenza”, l’ultimo film di Daniele Lucchetti, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone. La colonna sonora è stata curata da Thom Yorke. Che sia proprio quel Thom Yorke, lo conferma questo pezzo che sto a dir poco consumando nelle ultime ore.
In un’intervista a Laura Orlandini, ricercatrice presso l’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Ravenna e provincia, Veronica Daltri racconta delle preziose storie contenute nella cartella «Biografie di staffette» dell’Archivio dell’Istituto. Quelle di numerose donne partigiane romagnole che durante la seconda guerra mondiale hanno rischiato la propria vita nelle campagne del ravennate.
«Non si tratta di chiedersi cosa hanno fatto le donne per la Resistenza, ma riconoscere che c’è stata una Resistenza delle donne, che partiva da presupposti e obiettivi diversi e che ha portato avanti istanze di emancipazione.»
Ricordatevi che la liberazione è anche lentezza.
A presto,
G.
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